Diga di Ilisu (Kurdistan turco) finanziata da una Banca controllata da Unicredit (2008)

Dal 1954 il governo turco, ha progettato di realizzare la diga di Ilisu sul fiume Tigri. Negli ultimi anni si è ripreso questo antico progetto per il quale il governo turco aveva chiesto un finanziamento a banche europee, tra cui la Bank Au­stria Creditanstalt, controllata dalla HypoVereinsbank a sua volta controllata dalla Unicredit.

La costruzione della diga di Ilisu avrebbe comportato una notevole riduzione del flusso di acqua del fiume Tigri ed un impatto ambientale deva­stante, provocando la nascita di un lago artificiale di circa 313 km quadrati che sommergerà un’ampia vallata, compreso il famosissimo sito archeolo­gico di Hasankeyf che preserva dodicimila anni di storia, comportando altresì l’evacuazione di almeno 78.000 abitanti, anche se saranno molte di più le persone che subiranno le conseguenze negative di tale progetto.

L’evacuazione era già iniziata senza che la gran parte della popolazione avesse avuto la possibilità di incontrarsi con un responsabile del progetto, di accedere alla documentazione e, soprattutto, di ricevere un giu­sto ristoro per i danni subiti a causa della evacuazione. In altre parole, il richiamo agli standards della Banca Mondiale, pur previsto dal governo turco, era rimasto solo sulla carta.

L’implementazione di tale progetto stava provocando una serie di gravi viola­zioni di diritti fondamentali degli individui coinvolti, ponendosi in aperta violazione con le norme della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e con gli standards stabiliti dalla Banca Mondiale.

Rilevando che partecipare a questo progetto in qualità di finanziatori impone agli istituti di cre­dito l’assunzione di precise responsabilità nei confronti delle persone impattate da esso, ho diffidato Unicredit a proseguire nel progetto, ritenendola responsabile per aver concorso alla violazione di diritti fonda­mentali, anche in violazione del loro codice etico.

Ricevuta la lettera di diffida, inviata nel luglio 2008, Unicredit ha organizzato due incontri con me e con le associazioni che si occupavano della campagna, promettendo di valutare entro sei mesi le argomentazioni e le prove consegnate.

All’esito, ha rinunciato a finanziare la diga.

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